Blomming su Nòva del Sole 24 Ore

Blomming è la startup che sto realizzando insieme ad Alberto di cui ho già parlato qui.

La notizia del giorno è l’articolo che potete trovare sul numero di oggi di Nòva (inserto del Sole 24 ore) sulla base di un’intervista di qualche giorno fa.
Andrea Nelson Mauro (autore dell’articolo) è stato molto incisivo nel descrivere le varie parti che formano Blomming e ha colpito nel segno lasciando emergere la vera essenza del nostro progetto.

Inutile aggiungere che questo episodio ci dà ancora più grinta nel mantenere la deadline di pubblicare a metà maggio i primi store “powered by Blomming”. 🙂

Alberto ne ha parlato anche su Likepicasso, il nostro magazine.

Pillole di startupping #2

La riflessione di oggi può essere riassunta da una frase di Steve Blank in questo recente post (di cui consiglio la lettura completa):

Entrepreneurship is an art not a science.

Quindi ognuno deve cercare di comprendere e mettere in pratica il proprio modo di andare avanti, a volte agendo più con intuito e sentimento che con la testa: nessuno vi saprà dire qual è il modo migliore di percorrere la *vostra* strada!

Non bisogna seguire alla lettera i consigli degli altri su come fare startup. O meglio: bisogna leggere, ascoltare, capire ed apprezzare le esperienze di chi ce l’ha fatta e di chi non è riuscito, imparandone le motivazioni in modo da non commettere gli stessi errori o in modo da seguire dei percorsi corretti, ma questo non significa doversi trasferire per forza nella Silicon Valley perchè tutti i più grandi Venture Capital e le più grandi aziende tech sono là (ovviamente non sto dicendo che sia sbagliato andarci, sono invidiabili gli amici di Mashape trasferitisi da poco che si staranno sicuramente divertendo un sacco ;)), non significa neanche dover partire per forza finanziati da capitale di rischio, così come non esistono pattern per trovare i migliori soci o il migliore modello di business…quest’ultimo, tra l’altro, sarà quasi certamente da rifare completamente una volta messo piede nel mercato.

Detto questo, vorrei proporre qualche lettura interessante sulle esperienze di chi ha fatto startup.

Richard Aberman, fondatore di WePay, parla in questo post (segnalato ieri da Andrea Favale) delle 5 cose che “sapeva” (o avrebbe dovuto sapere) prima di avviare una startup, ma non comprese appieno fino ad ora.

Paul Graham, partner di Y Combinator, riassume qui alcune sue esperienze come investitore dal punto di vista dei vari startupper con cui ha lavorato.

Tara Kelly, scrive come creare una startup web in Italia in dieci passi. Tara è la co-fondatrice di Passpack: una startup italiana che ha creato un SaaS per la gestione online delle password [Curiosità: non sono stati i pionieri di questo settore, il primo servizio di salvataggio password online (sempre italiano, tra l’altro) è stato Clipperz].

Massimiliano Magrini, riassume in un suo post recente quanto emerso dalle interviste di 32 startuppers di successo nel libro “Founders at Work Stories of Startups’ early days” di Jessica Livingston.

Dulcis in fundo, se non l’avete già fatto, inserite nel vostro feed reader il blog di Fred Wilson (socio fondatore di Union Square Ventures): non riesco a segnalare uno specifico post visto che quasi tutti sono esperienze o consigli su come fare startup (e non solo). La stessa cosa vale per Steve Blank (nominato sopra) di cui da tempo mi sono proposto di leggere il famoso libro The four steps to the Epiphany.

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Pillole di startupping #1

Ho pensato di condividere alcune idee che ritengo interessanti su come approcciare, mentalmente e praticamente, l’avvio di una startup (principalmente tech/web/mobile).

Andando contro la mia indole, che tende a schematizzare ogni cosa, ho pensato di scrivere brevi post in una sorta di “rubrica” in cui raccogliere i diversi spunti in modo non ordinato…Confesso che scriverò queste cose principalmente come promemoria per me stesso! 🙂

  • Non contano le idee, ciò che conta è la loro realizzazione
  • Seguite il Cult Of Done Manifesto. Fate come me ed Alberto e stampatevene una copia di fianco alla vostra scrivania…
  • E’ giusto fare un business plan, magari a 5 anni. E’ un esercizio utilissimo e fondamentale ma i fatti sono altro: sviluppate il prototipo della vostra idea ASAP.
  • Usate il Pomodoro (o la mia tecnica mista GTD + Pomodoro) non solo per lo sviluppo ma anche per la gestione delle altre attività quotidiane. Vi sarà utile sia per avere una visione d’insieme che per misurare nel dettaglio dove state andando, il tempo che ci mettete e dove ci sono gli eventuali sprechi
  • Usate Basecamp, Google Sites, Docs e/o qualunque altro sistema che possa agevolare e facilitare lo scambio di informazioni online tra chi partecipa al progetto insieme a voi
  • Preferite una breve e puntuale call su Skype o qualunque altro sistema di videochiamata con i vostri soci/collaboratori piuttosto che una pesante e inutile riunione di un giorno…non c’è tempo!
  • Parlando con qualunque interlocutore (soci, collaboratori, investitori, etc.) andate sempre dritti al sodo e niente giri di parole…non c’è tempo!
  • Si inizia con la passione e si continua con i soldi
  • Corollario del punto precedente: andate dagli investitori con una beta, prototipo o qualunque altra cosa che dimostri la vostra “passione” nel progetto e le vostre capacità di realizzarlo, poi i soldi (forse) arriveranno… 🙂
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Equilibrium

Non il film (che tra l’altro consiglio di vedere, dove recita uno dei miei attori preferiti :)), ma la capacità di un’azienda (particolarmente se startup) di dare il giusto peso alla parte di consulenza, progetti innovativi per sviluppare prodotti e progetti grandi che potrebbero “risucchiarla”.

Per qualcuno da prendere senz’altro in considerazione – di cui consiglio la lettura anche di questo articolo – una startup è un’azienda che, in prima istanza, sviluppa e vende un prodotto, non servizi di consulenza; di seguito l’estratto principale di questo concetto a mio avviso molto interessante:

But isn’t the consulting company itself startup? No, not generally. A company has to be more than small and newly founded to be a startup. There are millions of small businesses in America, but only a few thousand are startups. To be a startup, a company has to be a product business, not a service business. By which I mean not that it has to make something physical, but that it has to have one thing it sells to many people, rather than doing custom work for individual clients. Custom work doesn’t scale. To be a startup you need to be the band that sells a million copies of a song, not the band that makes money by playing at individual weddings and bar mitzvahs.

Io penso che non ci sia una verità assoluta e che molto dipenda dall’idea, dal tipo di business e dalle persone che lo sviluppano. Quindi per qualunque startupper vale sicuramente la pena farci qualche ulteriore riflessione in merito, sulla base delle specifiche dinamiche della sua impresa…

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Non il film (tra l’altro particolare, dove recita uno dei miei attori preferiti) ma il fatto che nei prossimi mesi dovrò trovare un giusto equilibrio tra progetti di consulenza, progetti innovativi sul web e progetti grandi che potrebbero “risucchiarmi”

Essere una Mela

Sfortunatamente la concorrenza nel settore dell’informazione è spesso basata sul prezzo perchè c’è molta ignoranza sugli argomenti trattati. Non mi sto riferendo alla sola parte strettamente tecnologica ma anche a tutto il resto che gira intorno ai progetti Internet (grafica, online marketing, comunicazione, etc.).

I macro-problemi sono due. Da una parte c’è una tipologia di utenti che non capendo la differenza nella sostanza tra più proposte, si basano sull’unica cosa che possono valutare: il prezzo; dall’altra ci sono dei “ribassisti” che, forti del fatto che per fare questo mestiere può bastare un computer, una connessione ad Internet (E POCO ALTRO), accettano qualunque proposta.

Inutile parlare del tipo di lavori prodotti attraverso questo circolo vizioso, dove spesso il cliente è obbligato – una volta capita la lezione – a farsi rifare tutto o (peggio) far correggere i problemi da qualcun altro…

L’importante nella consulenza in questo settore quindi, è crearsi una propria nicchia di mercato. Che sia verso le grandi aziende, le PMI, i liberi professionisti o i privati, bisogna trovare chi riesce ad apprezzare il proprio lavoro indipendentemente dal prezzo (basso o alto che sia), perchè solo voi sapete insegnare/spiegare/fare quella cosa  in quel modo o offrire quel prodotto con quelle particolari ed originali caratteristiche. Così come la Apple riesce a vendere i suoi prodotti al doppio degli altri sul mercato che però sono imparagonabili, perchè chi compra Apple lo fa  apprezzando il design, la solidità dell’hardware, la robustezza del software, l’attenzione ai dettagli, etc. e il prezzo passa in secondo piano…

P.S.: Quello della Apple è un esempio da prendere (con le pinze) per quello che è. Ovviamente non esiste paragone tra il marketing che può fare la casa di Cupertino e quello che può fare una piccola azienda o un libero professionista 🙂

P.P.S.: Mentre scrivevo ho visto questo post che mi sembrava utile linkare come testimonianza di una di queste situazioni…

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Ragionare in ottica “by product”

Oggi mi è tornato in mente un post di Jason Fried letto il mese scorso sul blog della 37signals, di cui è socio fondatore. Parla della teoria del by product con alcuni esempi di loro importanti prodotti che sono emersi dallo sviluppo di applicazioni web. Primo tra tutti è Ruby On Rails, il famoso framework di sviluppo web basato sul linguaggio Ruby, creato da David Heinemeier Hansson (anche lui attuale partner 37signals)  durante lo sviluppo di Basecamp.

Consigliando la lettura dell’articolo intero, cito un paragrafo particolarmente significativo:

When you make something you make something else. Just like they say you can not not communicate, you can not not make something else. Everything has a by-product. Observant and creative entrepreneurs spot these by-products and see opportunities.

La sostanza è che quando si ha un’idea, anche se sembra che risolva un problema specifico, forse è possibile estrarne un nucleo utile ad altri settori, utile alla risoluzione di problemi diversi che possono però condividere la stessa piattaforma tecnologica o framework. Per legarmi a quanto dicevo nell’ultimo post: un esempio potrebbe essere di pensare ad una soluzione web generica che possa essere applicata in tanti siti verticali.

A mio avviso questo è particolarmente importante per i piccoli imprenditori e professionisti, che possono trarre maggiori vantaggi dal doversi concentrare su singoli progetti – piccoli o grandi che siano – da cui estrarre una o più componenti riusabili e rivendibili. 🙂

Stay tuned!

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Web verticale vs Web orizzontale

Da un po’ di tempo mi interrogo se nel web la verticalizzazione sarà più futuribile dell’integrazione di vari temi, categorie, mestieri, etc.

I portali – quelli del web 1.0, che facevano di tutto di più – stanno sparendo ma sempre più c’è l’esigenza di filtrare l’informazione, di non avere troppi punti di accesso, di non disperdere le proprie informazioni ed interessi. Di questo ne sono certo ed è un altro punto di discussione, ma allo stesso tempo si sente l’esigenza di avere siti web specializzati che risolvano al meglio uno specifico problema.

Probabilmente la verità sta nel mezzo e vincerà la forte specializzazione verticale integrata da una qualche intelligenza superiore (riconducibile al web semantico?).

Staremo a vedere e se potrò anche fare, farò! 🙂